Google saluta il primo giorno di autunno con un Doodle ad hoc
Come sempre simpatico, ingegnoso e colorato il Doodle d’occasione di Google, oggi dedicato al primo giorno d’autunno.
Come sempre simpatico, ingegnoso e colorato il Doodle d’occasione di Google, oggi dedicato al primo giorno d’autunno.
Il browser targato Google cambia volto, ma solo in parte.
La scelta è caduta su una sostanziale semplificazione del logo, che passa da tridimensionale e bidimensionale, perdendo i riflessi in stilw Web 2.0. La decisione è mirata probabilmente a renderlo più facilmente memorizzabile e riproducibile.
Il cambiamento risulta più che evidente dal raffronto tra le due versioni.
I più accaniti fruitori del notissimo motore di ricerca ben conoscono ormai la creatività di Google, che si esplica – tra le altre cose – nella realizzazione di Doodles “ad hoc”, ovvero variazioni sul tema del logo di Google dedicati agli eventi storici o di attualità che ricorrono in un dato giorno dell’anno.
I Doodles già sfornati sono decine e – lasciatemelo dire – uno più bello dell’altro. Verrebbe quasi la tentazione di collezionarli come si faceva un tempo con le figurine.
Il sempre attento Webnews.it l’ha fatto, selezionando i più belli e raccogliendoli in gallerie tutte da sfogliare.
Buona visione!
Il futuro del web sembra da oggi un po’ più vicino, soprattutto in seguito alla presentazione – da parte del W3C – del logo ufficiale di HTML5, evento straordinario in quanto si tratta della prima volta nella storia del linguaggio di markup per pagine web.
Lo scopo è evidentemente quello di promuoverne la diffusione e indirizzare esperti e neofiti verso uno standard univoco per il web. Il logo è distribuito sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0, e il suo utilizzo non è solo autorizzato ma addirittura incoraggiato, come ottimamente spiegato nell’ interessante articolo del 18/01/2011, a firma di Davide Falanga, pubblicato su Webnews: Via
Molti li chiamano slogan ma con termine più preciso andrebbero chiamati baseline o pay off, ovvero quelle brevi frasi che riassumono un’idea, un concetto, un posizionamento associato a un marchio. Possono rimanere affiancati a un’azienda o a un prodotto per molti anni e per molte campagne.
Il loro scopo è dare un denominatore comune ai diversi annunci di una o più campagne multisoggetto, facendo da filo conduttore e da vero e proprio elemento identificativo forte per la marca.
Ne ho raccolti diversi che hanno avuto particolare successo:
(altro…)
E’ stato svelato pochi giorni fa il logo delle Olimpiadi 2016 che si terranno in Brasile a Rio:
L’essenza di questo logo vuole essere un concetto di passione e trasformazione con quattro pilastri a sostegno dell’idea: una diversità armoniosa, un’energia contagiosa, una natura esuberante e, infine, lo spirito olimpico.
L’agenzia che lo ha realizzato è la brasiliana Tatil, sul cui sito potete trovare ulteriori informazioni sulle fasi di realizzazione.
Non mancano ovviamente le polemiche (ma si riesce al giorno d’oggi a fare un logo per un progetto importante senza che qualcuno polemizzi?!?), con qualche maligno che parla di plagio nei confronti del logo della Telluride Foundation:
Niente paura: diciamo subito che i beneamati colori non corrono alcun rischio.
La novità risiederà, come apprendiamo dal blog dello stesso Google, nel rinnovamento estetico dei loghi relativi ai servizi forniti da Google:
“Now, our product names will appear in clean, simple blue lowercase type alongside the Google logo as shown here”
Lo scopo dichiarato di questa operazione di re-design è quindi quello di standardizzare il look dei loghi, che fino ad ora apparivano su pagine diverse con dimensioni diverse. In tal modo Google strizza l’occhio all’usabilità, la leggibilità e la riconoscibilità dei propri marchi.
Per saperne di più: Via
Il logo della Apple secondo il parere di molti è stato uno degli elementi che ha portato al successo questa casa.
Sono quindi andato ad indagare come è nato e quale è stata la sua evoluzione.
Era il lontano 1976 quando i tre soci Steve Jobs, Steve Wozniak e il meno conosciuto Ron Wayne fondarono la Apple.
Fu proprio Ron Wayne a disegnare a china il primo logo, che raffigura la famosa scena di Newton che scopre la forza di gravità grazie alla mela che gli cade sulla testa.
In realtà nell’immagine la mela non è ancora caduta ed è illuminata, come se fosse la fonte della conoscenza. Ancora più strana è la scritta nella parte bassa: “Newton, una mente sempre in viaggio attraverso strani mari di pensiero… da sola”.
Questo logo però non funzionava, soprattutto era praticamente inutilizzabile in formati molto piccoli.
Si decise quindi di cambiarlo e per farlo venne chiamato nel 1998 Rob Janoff all’epoca impiegato presso l’agenzia pubblicitaria Regis McKenna Advertising. Pare che il buon Janoff per pensare al logo andò al supermercato e comprò un bel quantitativo di mele.
Janoff iniziò disegnando una silhouette monocromatica (in diversi colori) di una mela su sfondo bianco, ma non era ancora soddisfatto.
Gli venne quindi in mente l’headline della campagna pubblicitaria che Apple aveva utilizzato per promuovere l’Apple I: “taking a bite of the Apple”, che tradotto significa “date un morso alla mela”.
Ma soprattutto l’headline sfruttava simpaticamente l’assonanza fra la parola bite (morso) e il byte (l’unità di misura informatica).
Il gioco era fatto, con l’aggiunta del morso alla mela il logo era pronto.
Steve Jobs però non era completamente soddisfatto, apprezzava il concept del disegno, ma volle a tutti i costi aggiungere le strisce colorate dei colori dell’arcobaleno, questo per dare un volto più umano e friendly all’azienda.
Il capo di Janoff non era d’accordo, perchè l’utilizzo di così tanti colori avrebbe comportato una spesa eccessiva in termini di stampa (i grafici sanno bene che in certi tipi di stampa ogni colore aggiunto è un costo in più).
Si giunse a un compromesso, il logo sarebbe stato quello colorato, con la possibilità comunque di usarlo anche in bianco e nero.
Si arriva quindi al logo attuale, che secondo quanto affermato dallo stesso Janoff è molto simile a uno color argento presentato in origine nel lontano 1998.
Il colore, il bicromato di potassio, anche in questo caso pare sia stato scelto da Steve Jobbs, che ama molto il suo riflesso cromato.
Non voglio parlare del nuovo presidente degli USA sotto l’aspetto politico, perchè questa non è la sede, ma analizzare alcuni dei motivi che hanno portato al successo elettorale questo personaggio, ormai entrato nella storia ancora prima di essersi insediato alla Casa Bianca.
Analizzando la campagna elettorale del neo eletto presidente degli USA sotto il profilo della comunicazione possiamo dire senza timore di essere smentiti che sia stata da manuale, soprattutto per quanto riguarda i new media.
In primo luogo basta guardare la facilità con cui il logo poteva essere adattato a qualsiasi esigenza:
Il sito è stato realizzato con una grafica moderna e accattivante ed è stato supportato da molti filmati e contenuti inseriti su Youtube e sugli altri siti di social sharing:
Il portale di Obama è stato anche ottimizzato per i device di ultima generazione, come l’iPhone o più genericamente gli smartphone:
E in ultima analisi sono risultate semplicemente di tendenza le immagini iconografiche che hanno lanciato una vera e propria moda nell’elaborazione grafica digitale:
Insomma una campagna che farà sicuramente scuola anche per i politici nostrani, che a poco a poco, bisogna dargliene atto, si stanno timidamente avvicinando ai nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Devo ammettere che lo spot televisivo e radiofonico della Nuova Volkswagen Golf “Born with experience” è riuscito a stupirmi. In un settore in cui, come abbiamo evidenziato in uno dei passati post, la capacità di sorprendere con l’insolito, l’imprevisto e il tecnologico fa scuola, ecco che Volkswagen va in controtendenza scegliendo il ritorno alla tradizione e ai valori dell’esperienza. E tuttavia il risultato è tutt’altro che scontato: i numeri parlano chiaro…
L’attenzione dello spettatore viene immediatamente attratta da alcune cifre proposte che non coincidono con l’idea tradizionale che si ha dello spot automobilistico: là dove solitamente le case produttrici si confrontano a colpi di chilometraggio, sprint e risparmi economici troviamo qualcosa di ben diverso.
I dati forniti sull’auto sono questi:
L’aspetto probabilmente più interessante dello spot è l’utilizzo della tecnica del “crescendo” che dall’iniziale (e voluto) equivoco, costruisce una impressionante piramide numerica per giungere alla “rivelazione” finale, quando lo spettatore comprende che non può trattarsi evidentemente di una sola autovettura reale bensì del concetto astratto dell’auto “Golf”.
Come dire che la nuova nata in casa Volkswagen porta già con sé un bagaglio di ben trentaquattro anni di esperienza con tutti i vantaggi che ciò comporta.
Poiché mi è piaciuta l’idea ed anche la realizzazione ecco il video, preso a prestito come di consueto da YouTube:
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